Data / Ora
08 Aprile 2015 - 12 Aprile 2015
Categoria
residenza creativa per la produzione del nuovo spettacolo di Francesco Niccolini e Fabrizio Saccomanno
…ero un combattente che non ha avuto fortuna nella
lotta immediata, e i combattenti non possono e non
devono essere compianti, quando essi hanno lottato
non perché costretti, ma perché così hanno essi stessi
voluto consapevolmente.
Antonio Gramsci
Gobbo. Alto meno di un metro e cinquanta. Una bara sotto il letto.
Appeso a una trave nel tentativo di raddrizzarlo.
Denutrito. Sempre al freddo. Il primo cappotto quasi a trent’anni.
Dieci anni in carcere. Cinque giorni di libertà prima di morire. Gramsci racconta frammenti della vita di uno degli uomini più preziosi del Novecento.
Vita assolutamente privata: sullo sfondo, e solo sullo sfondo, il tormentoso rapporto con il PCI e l’internazionale socialista, le incomprensioni con Togliatti e Stalin. E l’ombra di Benito Mussolini. In primo piano invece la feroce sofferenza di un uomo che il fascismo vuole spezzare scientificamente, che vive una disperata solitudine, e in dieci anni di prigionia, giorno dopo giorno, si spegne nel dolore e nell’assenza delle persone che ama: la moglie Julka, i figli Delio e Giuliano. Il primo lo ha visto piccolissimo, il secondo non lo ha nemmeno mai conosciuto. Proprio le bellissime lettere del riccio, sono state il punto di partenza: queste tenerissime epistole per i due bimbi, ai quali Gramsci scrive senza mai nominare il carcere e la sua condizioni fisica e psichica, dando il meglio di sé come uomo genitore e pedagogo. Ma accanto a queste, le lettere di un figlio devoto a una madre anziana che lo aspetta in Sardegna e non capisce. Le lettere di un fratello. Di un marito.
Il corpus delle lettere di Antonio Gramsci ai familiari è un capolavoro di umanità, etica, onestà spirituale e sofferenza, un romanzo nel romanzo, che apre a pensieri, dubbi, misteri che raccontare in teatro è avventura sorprendente.
A Mondaino chiuderemo un anno e mezzo di lavoro intorno a Gramsci: saranno gli ultimi cinque giorni di prove prima del debutto. Abbiamo lavorato accumulando materiali, lettere, arringhe, biografie e tutto quello che poteva permetterci di costruire il ritratto del nostro Nino.
Sarà anche l’ultimo confronto con un gruppo di narratori su questo argomento. Il terzo per l’esattezza, dopo Lari e l’Aquila: è stato un modo per scambiarci storie, umori e passioni intorno a una figura verso la quale il debito è enorme, eppure dimenticata. I meccanismi della narrazione sono un bene prezioso, riuscire a metterli in comune all’Arboreto, e su un argomento del genere, una grande occasione.
di
Francesco Niccolini e Fabrizio Saccomanno
con
Fabrizio Saccomanno
sede organizzativa
via P. Togliatti, 44
47822 - Santarcangelo di Romagna (Rn)
telefono/fax 0541.624003
telefono mobile 331.9191041
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skype: larboreto
sede delle attività
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