Immaginare lo spettacolo (dal vivo) – Introduzione al metodo dello sguardo attivo

Data / Ora
28 Novembre 2017 - 02 Dicembre 2017

Categoria



laboratorio di formazione in illuminotecnica condotto da Vincent Longuemare

primo movimento
Introduzione al metodo dello sguardo attivo; L’occhio e la luce: imparare a vedere, riconoscere e nominare.

con la collaborazione di
     

L’arte non si può insegnare, Il mestiere, si
Paul Klee

La luce si vede da quello che tocca, come lo tocca e da come lo raggiunge.
La consapevolezza di questo percorso, affiancata alla coerenza di pensiero basterebbe a fare un disegnatore luci. Ma non basta, nel conflitto tra intuizione e sapere che attraversa costantemente il mestiere, vince spesso il secondo, mentre all’intuizione e alla poesia selvaggia che essa contiene, rimane uno spiraglio stretto, dovuto in gran parte alle condizioni obiettive di allestimento. Il corso è improntato oltre alla conoscenza della materia, al saper elaborare, sviluppare e difendere le proprie intuizioni per portale al compimento attraverso i meandri della tecnica e delle condizioni produttive.
Di fronte alle inaudite possibilità e soluzioni che la presente tecnologia ci offre, si rende necessario ritornare regolarmente alle origini, allo “spirito della candela”, alla meraviglia di un mondo che si apre alle palpebre, per la prima volta. In modo di affrontare ogni impegno come se fosse la prima volta, congiungendosi cosi con l’occhio del pubblico che scopre effettivamente per la prima e spesso ultima la materia dello spettacolo, e vi si avvicina attraverso un linguaggio immaginifico.
Ho nominato “sguardo attivo” il metodo di manualità visiva che guida la trasmissione di un sapere di luce. Si procede su di un doppio binario, da un lato: dividere la materia per fare vedere, riconoscere e nominare, e dall’altro: riunificare per fare capire, applicare attraverso un linguaggio comune, cercando così di tenere il filo tra intuizione e sapere.
Insisto molto sulla necessità di definizione e chiarezza dell’enunciazione essendo confrontati ad una materia estremamente volatile e personale. Il percorso che si apre davanti a noi, tre settimane chiusi in teatro, al buio, con il tempo che si dilata e subisce improvvise accelerazioni, non sarà senza difficoltà in quanto dovremmo attraversare ed addomesticare l’illuminotecnica, fase indispensabile per tentare di raggiungere ed identificare gli strumenti della nostra percezione. In fine acquisiti i requisiti minimi, si tratterà di lanciarsi in un disegno superiore che inquadreremmo in questo titolo: “dall’immaginare all’immagine”, ovvero costruire un immagine teatrale che combaci con l’immagine mentale, o l’intuizione ricevuta, raccogliendo indizi sul palcoscenico.
In questo corpo illuminante che si accende, e irradia la sua luce nello spazio, sui corpi, ho sempre visto una materia, tangibile, concreta, nonostante il carattere di invisibilità. Una materia capace di scavare nello spazio nudo e di farsi architettura. La luce, si vocifera, non si vede ad occhio nudo. Sarà pur vero dal punto di vista fisico ma non lo è se in gioco entra la sensibilità, una percezione attenta dell’istante, incastonati in uno sforzo costante di coerenza drammaturgica e compositiva

Vincent Longuemare

 

Il primo movimento che si è svolto nel nel 2017 per la sua natura propedeutica è stato una introduzione ai successivi laboratori del 2018, che saranno più specifici e quindi interconnessi. Per questa ragione, si consiglia la frequentazione di entrambi i laboratori che si svolgeranno nel 2018. Coloro che parteciperanno all’intero percorso formativo 2017 e 2018, potranno partecipare alla selezione, a cura di Vincent Longuemare, per uno stage presso Santarcangelo dei Teatri, che avverrà nel mese di luglio 2018, oppure in date da definire nel 2018, presso Alterecho, che da oltre trent’anni opera nel settore della diffusione sonora, illuminazione e video, realizzando con successo allestimenti importanti per spettacoli di teatro, musica e danza, eventi, allestimenti urbani e convention.

 

Primo movimento: 28 novembre – 2 dicembre 2017
Introduzione al metodo dello sguardo attivo; L’occhio e la luce: imparare a vedere, riconoscere e nominare.

a) La materia luce
Introduzione al metodo dello sguardo attivo

Metodologia.
1) una presentazione teorica in aula: imparare a riconoscere e nominare le manifestazioni della luce, acquisendo un linguaggio comune per individuare, esprimere e applicare le leggi della percezione.
2) Una verifica pratica sul palcoscenico: un confronto tra gli aspetti teorici e gli esercizi pratici di visione dove la luce viene considerata come materia. È quindi possibile toccarla attraverso le sue manifestazioni nello spazio e sulle materie.
3) Un ulteriore puntualizzazione pratico/teorica sulle problematiche incontrate in palcoscenico e un ri-affermare la relazione tra teoria e applicazioni pratiche, tra occhio e materiale.

b) L’occhio e la luce: imparare a vedere, riconoscere e nominare

Per formare l’occhio: il palco come metafora della sfera terrestre. Il campo visivo.
Lo strumento. L’occhio. Imparare a vedere: la luce come materia da scolpire
Guardare lo spazio, agire lo spazio.
Le quattro qualità della luce
La grammatica della luce, le prime due delle quattro qualità della luce: direzione e intensità
La luce nello spazio: Accendiamo una luce, prime constatazioni e prime mosse
Analisi dell’impatto sul corpo e nello spazio degli angoli di incidenza.
Applicare la propria volontà al materiale: Il puntamento o focalizzazione.
Introduzione all’architettura della luce: la gabbia tecnica.
Imparare a vedere è già comporre.

 

Modalità d’iscrizione

Il laboratorio è indirizzato a:
–   giovani tecnici dello spettacolo in cerca di consapevolezza e maggiore integrazione con il lavoro del disegnatore luci o aspiranti disegnatori
–   apprendisti disegnatori luci in cerca di conoscenza della materia spesso offuscata dall’offerta tecnologica
–   laureandi o post laurea per architetti
–   studenti o laureati delle Belle Arti, Dams

Per il secondo e terzo movimento sono disponibili nuovi posti, per candidarsi sarà necessario inviare la propria candidatura via mail a teatrodimora@arboreto.org con oggetto “laboratorio di formazione in illuminotecnica condotto da Vincent Longuemare” allegando il curriculum vitae entro e non oltre giovedì 15 marzo 2018.

 

Vincent Longuemare nasce in Normandia, dopo gli studi storici e teatrali a Rouen e Parigi, nel 1983 supera l’esame di ingresso e viene ammesso alla sezione teatrale dell’Institut Supérieur des Arts et du Spectacle a Bruxelles. Nel decennio belga che segue, si forma e collabora con registi quali Philippe Sireuil, Michel Dezoteux, Jean Claude Berruti, proseguendo la collaborazione presso i teatri di riferimenti dell’epoca: il Theatre Varia e L ‘Atelier St. Anne. Collabora inoltre come disegnatore luci con giovani registi come Xavier Lukomsky e Leila Nabulsi o il coreografo Jose Besprovany. Titolare di una borsa di studio del Ministero della Cultura francese nel 1987, collabora a più riprese come assistente alla regia di Robert Altman e prosegue la sua formazione tecnica all’Opera de la Monnaie-de Munt di Bruxelles. Lo stesso anno entra a fare parte dell’Atelier Theatral de Louvain la Neuve dove collabora regolarmente con Josef Svoboda. Diventa anche collaboratone regolare del Kunsten Festival des Arts. Si appassiona alle nuove forme di spettacolo quale la danza contemporanea, ed il teatro fisico di stampo fiammingo, imparando il linguaggio pur di collaborare in questo campo. Deciso a viaggiare, si arruola in compagnie di danza e teatro giramondo collezionando paesi e teatri. L’incontro decisivo però sopraggiunge nel 1992 quando si unisce alla compagnia di Thierry Salmon, L’Ymagier Singulier” per lo spettacolo “I Demoni” prima come direttore degli allestimenti poi come disegnatore luci nelle successive collaborazioni. Approda cosi in Italia nel 1993, dove si traferisce definitivamente nel 1999. Scelta la via del lavoro di compagnia stabilisce collaborazioni iscritte nel tempo con il Teatro delle Albe di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, la Sosta Palmizi con Raffaella Giordano, la Compagnia Dejà Donné di Simone Sandroni e Lenka Flory, Marco Baliani, Giorgio Barberio Corsetti. Un capitolo a parte rimane il rapporto con il Teatro Kismet (ora Teatri di Bari) per il quale cura quasi tutte le produzioni fin dal 1993 e la collaborazione con la regista Teresa Ludovico in particolare la trilogia Bella e Bestia, la Regina delle Nevi e la Principessa Sirena curandone spazio e luci, spettacoli coronati dal successo di tournée mondiali. Oltre alle produzioni di teatro contemporaneo dei testi di A Tarantino, e E Bencivenga. Si interessa anche di illuminazione architetturale e disegna scenografie o spazi partendo dalla luce, nonché di formazione redigendo un manuale di formazione con metodologia propria “ Lo sguardo attivo” sviluppata in corsi tra Ravenna, Napoli/Scampia e Praga. Nel 2008 un’inattesa proposta di collaborazione da parte di Cristina Mazzavillani Muti per la creazione delle scene e delle luci della “Traviata” lo fa basculare verso il campo operistico, per lei nell’ambito di Ravenna Festival ha curato le luci per Tenebrae e L’amor che move il Sole e l’altre stelle (2010 e 2015 entrambe di Adriano Guarnieri) ma anche nel 2012 per la trilogia “popolare” , Rigoletto, Trovatore e Traviata, nel 2013 per la trilogia “Verdi e Shakespeare” , Macbeth , Otello e Falstaff e nel 2015 per lo stesso Falstaff diretto da Riccardo Muti. Nel 2015 Sempre per Ravenna Festival cura le luci per la Bohème di Puccini e per “la Mimi è una civetta” musical tratto dalla Bohème con la regia di Greg Ganakas realizzando per la prima volta un impianto luci di sole fonti a Led. In campo operistico ha collaborato con Daniele Abbado, Mietta Corli con la quale ha curato la serata di apertura del Nuovo Opera di Firenze, con Andrea de Rosa la Luisa Miller per il San Carlo di Napoli nel 2015. Sempre per Ravenna Festival, disegna le luci per Sancta Susanna, con la regia di Chiara Muti, e per Nobilissima visione, con la coreografia di Micha Van Hoecke, entrambe dirette da Muti. Di nuovo con la regia di Chiara Muti nel 2014 firma le luci del Dido and Aenas di Purcell in scena a Caracalla, nel 2013 della Manon Lescaut di Puccini per l’opera di Roma, nel 2016 delle Nozze di Figaro per il Teatro Petruzzelli il San Carlo ed il Massimo di Palermo. Nei ritagli di tempo continua il suo approccio ad un teatro fatto a mano nella collaborazione con la giovane compagnia Fibre Parallelle. Nel 2007 ha vinto il Premio Speciale Ubu per le luci con la seguente motivazione della giuria “per aver segnato ormai da anni gli spettacoli delle Albe con uno spirito scenografico che integra il lavoro registico”.

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